Essere onesti con se stessi è uno dei passi più difficili e, al tempo stesso, più liberatori che possiamo compiere nel nostro percorso di crescita personale e creativa. Josef Koudelka, uno dei più grandi maestri della fotografia, ci offre una riflessione potente: “Credo di afferrare alcune cose, ma poche: solo quelle che voglio vedere.” Questa frase va oltre l’arte visiva e tocca un tema universale: come guardiamo il mondo e noi stessi senza i filtri delle aspettative esterne, dei giudizi altrui o delle illusioni?
L’onestà non è per tutti
Ci vuole coraggio. È la capacità di accettare quello che vediamo, ma soprattutto quello che spesso preferiremmo ignorare. Koudelka, nel contesto della fotografia, parla della selettività della visione: cattura solo ciò che lo colpisce e lo interessa davvero, evitando di forzare il suo sguardo su ciò che non lo riguarda. Questa filosofia vale anche nella vita. L’onestà intellettuale non è altro che il riconoscere i propri limiti, desideri e motivazioni senza cercare di essere qualcosa di diverso solo per compiacere gli altri o per aderire a standard artificiali. È una scelta consapevole di guardare solo ciò che è significativo per noi, senza distrarci con ciò che non ci appartiene.
Accettare il proprio brutto carattere
Ovvero accettare quelle parti di noi che definiamo “scomode” o “difficili”: il nostro brutto carattere, i nostri limiti, le reazioni impulsive che cerchiamo di nascondere. Troppo spesso fingiamo di essere più pazienti, più gentili o più equilibrati di quanto siamo realmente, perché temiamo il giudizio degli altri. Ma la prospettiva di Koudelka ci invita a vedere questa selettività in modo diverso: non è una fuga dalla realtà, ma una scelta consapevole di accettare chi siamo davvero, senza maschere. Riconoscere anche il nostro lato meno facile ci permette di vivere con più sincerità, senza paura di mostrare le nostre imperfezioni.
La libertà di non piacere a nessuno
Non solo un atto di sincerità, ma anche un gesto di libertà. Quando accettiamo chi siamo e ciò che davvero ci interessa, ci liberiamo dal peso delle aspettative esterne. Non dobbiamo più dimostrare nulla a nessuno. Possiamo semplicemente essere. È in questa libertà che troviamo lo spazio per creare, lavorare e vivere con pienezza, senza quel conflitto interiore che ci tiene bloccati.
Perché non tutti riescono a dirsi la verità
Prendersi del tempo per ascoltarsi davvero è il primo passo. Riflettere su ciò che sentiamo autentico, e su ciò che stiamo facendo solo per conformarci o piacere agli altri, ci permette di distinguere tra ciò che è nostro e ciò che appartiene agli altri. Riconoscere i propri limiti è altrettanto importante: accettare che non possiamo fare tutto, né sapere tutto, è una forma di saggezza. Essere selettivi, proprio come suggerisce Koudelka, significa scegliere cosa vedere e cosa lasciare andare.
Saper dire di no è una parte fondamentale di questo processo. Non tutto merita la nostra attenzione o il nostro impegno, e dire no a ciò che non ci rappresenta è un atto di rispetto verso noi stessi. Accettare le nostre imperfezioni è altrettanto essenziale: non sempre saremo coerenti o perfetti, ma essere onesti significa accettare anche questo. Infine, riflettere sulle nostre motivazioni ci permette di comprendere perché facciamo determinate scelte. Ci stiamo muovendo per noi stessi o per gli altri? Questo tipo di introspezione porta una chiarezza profonda.
La scelta di vedere solo ciò che conta
Essere onesti con se stessi non è facile, ma è necessario per vivere in modo autentico. È un cammino fatto di riflessioni, scelte consapevoli e accettazione di ciò che siamo, proprio come Koudelka sceglie di fotografare solo ciò che lo tocca realmente. Non si tratta di un compromesso, ma di un atto di fedeltà verso la nostra essenza più vera.
In un mondo che ci spinge continuamente a essere qualcosa di diverso, l’onestà con noi stessi è il gesto più rivoluzionario e liberatorio che possiamo compiere.
Come questa visione si adatta alla creazione di contenuti
Accettare di concentrarsi solo su ciò che ci piace non è egoismo, ma consapevolezza. Nella scrittura e nella creazione di contenuti, questa attitudine è fondamentale perché ci permette di abbracciare un punto di vista autentico, basato su ciò che ci interessa davvero, senza cadere nella trappola di cercare approvazione altrui. Quando ci muoviamo in questa direzione, i nostri contenuti acquisiscono unicità e attirano naturalmente persone che condividono la nostra prospettiva, creando connessioni autentiche e profonde.
Chi legge percepisce immediatamente la differenza tra un autore che scrive con passione e uno che cerca di piacere a tutti. Focalizzarsi su un pubblico specifico, fatto di persone che cercano esattamente ciò che stiamo esplorando, non significa chiudersi in un recinto. Al contrario, ci consente di trattare argomenti che risuonano con noi in modo autentico, evitando la superficialità. I contenuti, così, diventano uno specchio che riflette la nostra visione e al tempo stesso richiama chi si pone le stesse domande o condivide gli stessi interessi.
Lavorare in questo modo è un atto di libertà creativa. Significa abbandonare la necessità di piacere a tutti e concentrarsi su ciò che conta davvero per noi. Questo approccio non solo rende il nostro lavoro più autentico, ma lo arricchisce, trasformandolo in qualcosa di profondamente personale e, proprio per questo, universale. Chi ci legge si sentirà compreso, perché quello che proponiamo nasce da un luogo di verità e condivisione.
Se non sai da dove partire, posso aiutarti.
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