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Comunicazione autentica: il permesso che ancora ti neghi

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Tag di questo articolo: permesso

Ultimo aggiornamento il Aprile 4, 2025

Bambino in stile “Il Piccolo Principe” in piedi sotto la luna su una collina, con citazione sull’autenticità nella comunicazione.

Quante volte ti sei fermato a un passo dal pubblicare qualcosa? Il post era quasi pronto. Il testo c’era. L’ispirazione, anche. Poi qualcosa si è spento. Hai riletto, cancellato una frase, corretto un tono, riscritto la chiusura… e alla fine hai lasciato perdere. Non è che non avevi nulla da dire. È che hai iniziato a chiederti come sarebbe stato percepito. E lì, in quel momento esatto, hai perso il contatto con la tua voce.

Nel mondo olistico questo meccanismo è ancora più sottile. Perché chi lavora con le persone, con l’ascolto, con la consapevolezza… spesso ha anche una sensibilità acuta, un rispetto profondo per gli altri. E allora diventa difficile esprimersi con autenticità senza temere di sbagliare tono, apparire presuntuosi, sembrare troppo. Ma la verità è che non è il giudizio degli altri a fermarti. È il tuo.

Chi comunica con naturalezza, chi riesce a essere diretto e centrato quando scrive o parla, non è “bravo”. È libero. Si è dato il permesso di non dover essere perfetto, chiaro, gentile, utile, spirituale. Si è dato il permesso di essere umano. Questo vale anche nei contenuti. Non ti serve la strategia per pubblicare ogni giorno. Ti serve il coraggio di mostrarti come sei, anche quando non è tutto allineato, anche quando ti senti in transito. Perché la tua voce non va perfezionata. Va sostenuta. E per sostenerla devi cominciare ad ascoltarla, non a giudicarla ogni volta che si affaccia.

Il contenuto giusto non spiega: si fa sentire

Ogni volta che scrivi un post, un articolo, una newsletter, stai dicendo: “sono qui. Questo è quello che sento, che penso, che vedo”. È un gesto di fiducia. E la fiducia è contagiosa.

Se ti censuri, se smorzi tutto, se ogni frase viene filtrata con la domanda “come verrà interpretata?”, la tua comunicazione si spegne. Diventa tiepida. E le persone si allontanano, anche se restano a seguirti.

La coerenza, nel personal branding olistico, non è pubblicare sempre. È essere sempre presente a te stesso quando lo fai. Anche se pubblichi una volta al mese. Anche se stai attraversando una fase in cui le parole non arrivano chiare. Quella trasparenza, quella onestà, si sentono. E funzionano.

Quando provi a “essere utile”, spesso finisci per riempire di spiegazioni. Ma chi ti segue non ha bisogno di capire tutto. Ha bisogno di sentire che dietro quelle parole c’è una persona vera. Una persona che sta vivendo quello che racconta.

Non serve spiegare come funziona il respiro consapevole. Basta raccontare di quando ti sei fermato prima di reagire, di quella volta in cui respirare ti ha riportato a casa. Non serve elencare i benefici di un percorso di crescita. Basta dire cosa hai visto cambiare nel modo in cui stai con le cose.

Le spiegazioni sono sostituibili. Le esperienze vissute, no. E sono quelle che creano connessione autentica. Quelle che fanno dire: “finalmente qualcuno che dice qualcosa che sento anch’io”.

Hai un patrimonio narrativo immenso. Non ti serve creare, ti serve riconoscere. E soprattutto: ti serve smettere di correggerti ogni volta che emerge qualcosa di troppo vivo, troppo personale, troppo tuo. Perché è esattamente lì, in quella vibrazione che ancora ti fa paura, che si nasconde la tua forza comunicativa più grande.

Chi sono

In un mondo in cui il "vendere" arriva prima dell'aiutare, è diventato difficile per chi, come te, si dedica agli altri per vocazione...

Marco Munich è un consulente marketing che, attraverso un marketing etico ed estremamente personalizzato, aiuta Life Coach, Counselor e Professionisti dell’olistico a creare contenuti intuitivi, che arrivano al cuore delle persone, raggiungendole nel loro spazio.