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Analfabetismo funzionale: Il Male Silenzioso della Società Moderna

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Tag di questo articolo: analfabetismo funzionale, fake news, società

Ultimo aggiornamento il Gennaio 7, 2025

Uomo di mezza età seduto a un tavolo con una tazza di caffè, bollette e uno smartphone, televisione accesa sullo sfondo, che rappresenta la semplicità e la monotonia della routine quotidiana.

Luca si svegliò con il suono insistente della sveglia. Il primo pensiero fu il caffè, ma quando accese la macchina, si accorse che mancava l’acqua. Riempì il serbatoio senza badare ai segni di livello, pensando tra sé che quelle linee non servissero davvero a qualcosa. Con la tazza in mano, accese la TV. Parlavano di economia e di decisioni politiche, ma per Luca erano solo parole vuote. “Tutti parlano e nessuno fa niente,” pensò, senza approfondire. Al lavoro, Luca sistemava merci sugli scaffali. Un foglio pieno di regole nuove lo fece sbuffare. Non provò nemmeno a leggerlo. “Chi ha tempo per queste cose?” borbottò. Aspettò che Marco, il collega, gli spiegasse tutto. Marco era gentile, ma quel tono da “so tutto io” infastidiva Luca. Durante la pausa pranzo scorse i social. Un post parlava di cambiamenti nella legge fiscale, ma Luca lo ignorò. “Queste cose non mi riguardano,” si disse, convinto che capire fosse compito di altri. Dopo il lavoro, incontrò Elena. Lei parlò a lungo di un problema col capo, ma Luca pensava già alla partita in TV. Quando Elena concluse: “Non so che fare, mi sento frustrata,” Luca rispose: “Lascia perdere, non ci pensare.” Non capiva perché Elena si complicasse la vita con quei pensieri. Per lui, o risolvi un problema subito o te ne dimentichi. La sera si sedette sul divano. In TV c’era un talk show su riforme e piani di sviluppo. Gente che discuteva, concetti complessi: tutto troppo difficile da seguire. “Sempre le stesse storie,” sbuffò cambiando canale. Scelse un programma leggero, qualcosa che lo facesse sentire a suo agio. Non era pigro, pensava Luca, semplicemente non voleva perdere tempo con cose che non capiva. Quando si mise a letto, si sentiva strano, come se qualcosa gli mancasse, ma non riusciva a definirlo. Non ci pensò troppo. Dormire era più semplice. Domani sarebbe stato un altro giorno uguale, fatto di regole da evitare, problemi da semplificare e cose che, in fondo, era meglio non capire.

Questo è uno spaccato della vita di Luca, un analfabeta funzionale.

La storia di Luca non è unica. Rappresenta milioni di persone che, pur sapendo leggere e scrivere, faticano a interpretare il mondo che li circonda. Questo fenomeno, noto come analfabetismo funzionale, è un problema più diffuso di quanto si creda. Ma come possiamo riconoscerlo? Quali sono i segnali che lo contraddistinguono, e soprattutto, possiamo davvero esserne immuni?

Una Società Smarrita: Il Paradosso di Sapere Senza Capire

Viviamo in un’epoca dove tutto è a portata di mano: dati, notizie, opinioni, spiegazioni. Eppure, mai come oggi, ci sentiamo sopraffatti da questa mole di informazioni. Non è una questione di quantità, ma di qualità della nostra comprensione. Leggiamo, ascoltiamo, parliamo… ma quanto di tutto questo riusciamo davvero a elaborare in modo critico? Questo fenomeno, noto come analfabetismo funzionale, è più diffuso di quanto si creda e, cosa più inquietante, si annida proprio in chi pensa di essere immune.

Il Vero Analfabetismo: Quando le Parole Perdono Significato

Immagina di leggere un regolamento per un nuovo servizio che hai attivato, un articolo scientifico condiviso sui social o persino una bolletta della luce. Capisci le parole, riesci a seguirle una per una, ma quando devi trarre un significato o prendere una decisione basata su quel testo, ti senti confuso. Questo è il cuore dell’analfabetismo funzionale: la capacità di leggere senza comprendere, di sapere senza sapere cosa fare con ciò che hai letto.

Non è solo una questione personale, ma sociale. Secondo l’OCSE, in Italia il 35% degli adulti è analfabeta funzionale (fonte). Questo significa che, su dieci persone che conosci, almeno tre potrebbero non essere in grado di comprendere appieno il mondo che li circonda. La cosa più insidiosa è che questo problema non è visibile. Non ti accorgi subito se chi hai davanti non capisce: magari annuisce, sorride, sembra seguire, ma dentro di sé rimane fermo a un livello superficiale di interpretazione.

Un esempio comune? Le fake news. Chi è funzionalmente analfabeta non distingue facilmente tra un’opinione e un fatto. Se legge un titolo sensazionalistico su un social, lo prende per vero senza verificare, perché non ha gli strumenti per analizzare criticamente ciò che legge. Hai mai visto qualcuno condividere una notizia palesemente falsa, convinto che fosse reale? È un caso emblematico.

La Mentalità del “Minimo Sforzo”

Molto di questo problema ha radici profonde, che partono dall’educazione ricevuta. A scuola ci insegnano a memorizzare nozioni per superare un test, non a ragionare su di esse. Quante volte hai imparato qualcosa solo per dimenticarlo dopo l’esame? Questa mentalità si riflette nella vita adulta, dove spesso cerchiamo il percorso più facile e rapido per risolvere un problema, senza affrontarlo in modo completo.

Un esempio lampante è la gestione delle finanze personali. Quanti di noi leggono le clausole di un contratto bancario o di una polizza assicurativa? Spesso, ci affidiamo ciecamente al consulente, senza nemmeno cercare di capire. Questo “minimo sforzo” ci espone a errori e manipolazioni. Non perché siamo stupidi, ma perché ci manca l’abitudine di approfondire.

Pensaci: quante volte ti sei fermato a metà di un articolo perché sembrava complicato? Oppure hai scelto di non approfondire un argomento perché richiedeva troppo tempo? È qui che l’analfabetismo funzionale si manifesta: non nel non sapere, ma nel non voler sapere.

Il Cuore al Posto della Testa

Un altro segno distintivo dell’analfabetismo funzionale è l’eccessivo affidarsi alle emozioni. In un mondo che celebra la velocità e la semplicità, le emozioni diventano una scorciatoia. Non capiamo un argomento? Lo giudichiamo in base a come ci fa sentire. Ci sembra giusto? Allora deve essere vero. Ci dà fastidio? Deve essere sbagliato.

Questo approccio ha dato origine a quella che potremmo chiamare “pornografia emotiva“: un’esaltazione superficiale dei sentimenti che però non si traduce in empatia reale. Hai mai incontrato qualcuno che si riempie la bocca di parole come “energia” o “vibrazioni”, senza mai spiegare cosa significhino realmente? Non è sbagliato usare il cuore, ma quando sostituisce completamente la testa, perdiamo la capacità di distinguere tra ciò che è valido e ciò che non lo è.

Per esempio, prova a pensare a una discussione con qualcuno che rifiuta le evidenze scientifiche perché “non risuonano” con il suo modo di sentire. Non importa quante prove porti: quella persona non cambierà idea perché ha spostato il centro della sua interpretazione dal ragionamento al sentimento.

Il Rifiuto della Complessità

Forse il tratto più evidente dell’analfabetismo funzionale è il rifiuto della complessità. “Se non lo capisco, non può essere importante”. Questa mentalità porta molte persone a scartare ciò che non è immediatamente chiaro. Perché faticare a capire un documento ufficiale, un testo storico o un concetto scientifico, quando posso limitarmi alla mia esperienza personale?

Un esempio classico? Le teorie cospirative. È più semplice credere che “ci sia un piano segreto” dietro ogni evento complesso, piuttosto che affrontare la realtà, che spesso è caotica e piena di sfumature. Le cospirazioni danno risposte semplici a domande complicate, ed è per questo che attraggono tanto.

La Paura del Dubbio

Ma forse il tratto più inquietante di questa condizione è l’assenza di dubbi. Come diceva Bertrand Russell, “i saggi sono pieni di dubbi, mentre gli sciocchi sono strasicuri”. L’analfabeta funzionale non si pone domande. Per lui, ciò che sa è sufficiente. Non esplora, non mette in discussione, non cerca risposte alternative.

Quante volte hai incontrato qualcuno che risponde a ogni argomento con “Lo so già”, senza mai cercare di approfondire? Questo atteggiamento è il contrario della crescita intellettuale. Il dubbio non è un segno di debolezza, ma di forza: solo chi si interroga può migliorare.

E Noi? Siamo Immuni?

Ora ti starai chiedendo: “E io? Sono anche io così?” La risposta è semplice: se ti sei posto questa domanda, sei già sulla strada giusta. Il solo fatto di interrogarti dimostra che sei disposto a mettere in discussione le tue certezze. E questa è la prima e più importante differenza.

Arrivare alla fine di un articolo come questo non è da tutti. Ti sei soffermato, hai letto, hai riflettuto. Questo è il contrario dell’analfabetismo funzionale. È la dimostrazione che hai quella curiosità, quella volontà di capire che ti rende diverso.

Congratulazioni

Il fatto che tu sia arrivato fin qui significa molto. Significa che non solo ti sei chiesto “Sono anch’io così?”, ma hai deciso di esplorare, di capire, di andare oltre. Questo è il segno di una mente critica, aperta, capace di affrontare la complessità.

Quindi, congratulazioni ancora. Non sei un analfabeta funzionale. Sei una persona che cerca di capire il mondo, e questo, in un’epoca di superficialità, è un dono raro. Continua così: interrogati, esplora, dubita. È così che si cresce, ed è così che possiamo costruire una società migliore.

Chi sono

In un mondo in cui il "vendere" arriva prima dell'aiutare, è diventato difficile per chi, come te, si dedica agli altri per vocazione...

Marco Munich è un consulente marketing che, attraverso un marketing etico ed estremamente personalizzato, aiuta Life Coach, Counselor e Professionisti dell’olistico a creare contenuti intuitivi, che arrivano al cuore delle persone, raggiungendole nel loro spazio.