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Linguaggio dei sintomi: il segreto del contenuto autentico

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Tag di questo articolo: linguaggio fonte, sintomi

Ultimo aggiornamento il Agosto 8, 2025

Illustrazione fumettistica di un uomo su una collina che scrive al portatile, con tre persone in basso che lo osservano.

Il linguaggio dei sintomi è ciò che distingue un contenuto che funziona da uno che resta invisibile. Non è marketing patinato, non è gergo tecnico: è la lingua che le persone usano quando il telefono è sul tavolo e stanno parlando tra loro.

Immagina la scena: due persone parlano, il telefono è lì, appoggiato sul tavolo, schermo nero. Non lo stanno usando. Eppure sappiamo che, in qualche modo, capta. Lo si percepisce, lo si vede dai risultati: poche ore dopo, ecco apparire una sponsorizzata perfettamente in linea con quello di cui stavamo parlando.

Che sia suggestione o realtà tecnica, poco importa: il fatto è che viviamo in un sistema che intercetta e rimette in circolo ciò che diciamo.
E allora, se questo accade, tanto vale usarlo a nostro favore. Non per manipolare, ma per offrire qualcosa di migliore: contenuti utili, sponsorizzate che educano, messaggi che migliorano la giornata di chi li vede.

Questo è il punto in cui entra il linguaggio dei sintomi. Se impari a usare le parole che le persone pronunciano nella loro vita reale, senza filtri, puoi intercettare quel momento in cui l’algoritmo li sta “ascoltando” e fargli vedere qualcosa che li fa sentire compresi, non sfruttati.

Linguaggio fonte e linguaggio dei sintomi: la differenza che cambia tutto

Molti professionisti olistici e counselor parlano usando il linguaggio fonte, quello che nasce dai corsi, dai manuali e dalle conferenze tra colleghi. È un linguaggio corretto ma autoreferenziale, che raramente intercetta i bisogni reali del cliente.

Il linguaggio dei sintomi, invece, è quello che parte da come le persone descrivono ciò che sentono. Non “gestione dello stress”, ma “non riesco più a respirare come prima”. Non “equilibrio interiore”, ma “mi sento sempre in bilico anche quando va tutto bene”.

Scendere dagli scalini del podio

Quando propongo a un counselor di usare il linguaggio dei sintomi, spesso la reazione è di resistenza. Lo percepiscono come riduttivo, quasi un abbassamento di livello. Come se significasse scendere dagli scalini del proprio podio e rinunciare a un linguaggio più elevato.

Il punto è che scendere non significa perdere autorevolezza. Significa incontrare le persone dove sono, parlare in modo umile, farsi capire. L’autorevolezza vera non nasce dal sembrare irraggiungibili, ma dal riuscire a descrivere esattamente ciò che l’altro sta vivendo.

Perché Google e l’algoritmo premiano il linguaggio dei sintomi

Il linguaggio dei sintomi ha un vantaggio concreto anche per la SEO: aumenta la probabilità che le persone trovino il tuo contenuto mentre cercano frasi reali, non termini tecnici.

Google nel 2025 favorisce i testi che dimostrano esperienza diretta, competenza reale e connessione con l’utente. Il linguaggio dei sintomi risponde a tutti e tre i criteri:

  • Mostra che sai ascoltare.
  • Dimostra che conosci la vita reale, non solo la teoria.
  • Crea contenuti che intercettano ricerche spontanee e conversazioni quotidiane.

Quando impari a scrivere così, non stai solo facendo marketing. Stai facendo comunicazione vera. E in un mondo saturo di messaggi, questa è la differenza tra essere trovati o restare invisibili.

Chi sono

In un mondo in cui il "vendere" arriva prima dell'aiutare, è diventato difficile per chi, come te, si dedica agli altri per vocazione...

Marco Munich è un consulente marketing che, attraverso un marketing etico ed estremamente personalizzato, aiuta Life Coach, Counselor e Professionisti dell’olistico a creare contenuti intuitivi, che arrivano al cuore delle persone, raggiungendole nel loro spazio.

Marco Munich - Personal Branding Olistico
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